lunedì 29 febbraio 2016

Capitolo Nove

**Note di Aly

Buonasera a tutti/e! Chiedo perdono per l'immenso ritardo e per non aver risposto alle recensioni. Purtroppo sono sorti degli impegni che mi hanno tenuta occupata. Anche se il capitolo era pronto non riuscivo a trovare un buco di tempo per postare.

Il mio pezzo preferito dello scorso capitolo:
Dal capitolo otto


«Okay, hai vinto. Ti rivoglio nel team. Licenziarti è stato un errore colossale. Hai idee brillanti, sei sveglia, instancabile, hai un approccio al cliente fresco, rilassato ma sei professionale, determinata ed è un piacere lavorare con te!» Mi volto sorpresa e i nostri sguardi finiscono uno nell’altro. Mi avvicino al letto fino a fermarmi davanti al suo viso.
«Ripetilo!» Mi sorride alzando solo un angolo del labbro e chiudendo appena gli occhi.
«Sei una bastarda a volte, sai?»
«Allora sembra proprio che abbiamo qualcosa in comune. Ripetilo!»
«Ho detto che ti rivoglio nel team!»
«Anche tutto il resto!» Mi sorride, mi sorride davvero e credo di sorridere anche io perché sento la pelle del volto tirare.
«Sei in gamba, brillante, professionale, determinata, instancabile, e lavorare con te è una garanzia. Ho sbagliato a licenziarti.» Lo mormora solo perché siamo vicinissimi e i nostri nasi quasi si sfiorano. «Ora firma!» Mette in mezzo tra i nostri volti la cartellina gialla e ridacchio afferrandola.
Firmo negli appositi spazi e alzo gli occhi su di lui consegnandoli la cartelletta.
«Bentornata nel team, Isabella!» Il tono dolce con cui lo dice mi scalda il cuore e solo in quel momento mi rendo conto di quanto siamo stati vicini un attimo fa.



Detto ciò state all'occhio che pubblicherò anche le nuove OS.
Un abbraccio, buona lettura.
Aly**






Dopo un mese a lavorare in caffetteria, dove la sveglia suonava alle cinque meno dieci minuti, alzarmi alle sei e mezzo mi è parso un sogno. Mi sono svegliata in anticipo perché ero talmente carica di adrenalina che non riuscivo più a stare sdraiata. Sono scesa di fretta e, salita in macchina, mi sono diretta alla Cullenhale sempre più motivata. Quando sono arrivata alla sede Joe mi ha fatta entrare e mi ha mandata da Alice con un badge provvisorio, che Alice ha prontamente sostituito con quello ufficiale che avevo prima. Alice mi ha chiesto scusa per non avermi telefonata, mi ha detto che non era dalla parte di Angela ma che credeva mi stessi staccando da loro, le ho spiegato le mie motivazioni e abbiamo sotterrato ogni malumore mentre sorseggiavo un caffè del distributore automatico. Ecco l’unica cosa che non mi è mancata di questo posto, quella brodaglia schifosa che chiamano caffè. Ci siamo fatte dieci minuti di chiacchiere prima che salissi al piano dove c’era il mio cubicolo. Ho risistemato le mie cose, i miei fascicoli, la mia pinzatrice, i post-it e la foto della mia famiglia. Poi ho acceso il computer e mi sono messa a passare i file dalla pennetta e a cambiare quel freddo e antipatico screensaver. Angela mi ha raggiunta alla postazione quando avevo terminato, mi ha lasciato alcune dispense con decine e decine di post-it e una tazza di caffè fumante presa dal bar all’angolo. Mi ha dato il bentornata e poi si è chiusa nel suo ufficio per iniziare la mattinata. Io avevo l’incarico più importante alla prima voce della lista. Chiamare Newton e risolvere il casino con lui. Dopo insistenti telefonate alla sua segretaria sono riuscita a raggiungerlo. Gli ho spiegato che io ero momentaneamente fuori sede e che ho lavorato al progetto a distanza, mandando ogni nuova postilla e idea a Edward che approvava e aggiungeva idee al progetto. Mi sono inventata di non essere stata raggiungibile perché ero fuori sede per problemi familiari urgenti, che Irina non ne era a conoscenza e che Angela è la vice di Edward e Rosalie in questo momento, per cui non si deve preoccupare se il progetto è arrivato alle sue mani.
L’ho rigirata il più possibile e alla fine si è convinto a dare conferma della sua presenza per il giorno seguente. L’ho segnato in agenda elettronica, ho prenotato la sala e ho chiamato Irina per avvertirla di tenersi alla larga.
Poi mi sono messa a guardare le dispense che Angela aveva portato sulla mia scrivania. Erano alcuni dei progetti che Cullen aveva lasciato a metà e che non aveva più mandato avanti, la scadenza era a breve per tutti quelli. Per fortuna erano imprese di piccole dimensioni, o piccole società che non richiedevano grandi sforzi. Dopo tre ore ero finalmente libera dalle carte e pronta per affrontare il primo problema della giornata. Dare una fine ad almeno uno di quei lavori. Leggendo le varie idee di Cullen la mia mente ha macinato, macinato e macinato finché non ha trovato l’idea vincente per due dei progetti. Ho buttato giù una mappa delle idee per non perdere niente e nel frattempo rispondevo alle telefonate interne che mi venivano passate. Alice mi ha portato un sandwich al tacchino e insalata verso l’una e mezza, Emmett mi ha lasciato una tazza di caffè con occhiolino alle due e mezza, mentre Seth era impegnato a mandare messaggini per pensare ad un gesto carino di bentornata per me!
Alla fine mi sono alzata dalla scrivania alle sette e mezzo. Ben oltre il mio orario di lavoro alla caffetteria, ma ero soddisfatta e serena. Ho infilato le dispense nella borsa del portatile, raccolto le ultime cose dalla scrivania ed ho salutato Angela prima di andarmene.
“Passi da Edward stasera?” Mi chiese.
“Sì, ha detto che dobbiamo stabilire alcune cose per la riunione di domani. Probabilmente vorrà farmi imparare a memoria tutta la storiellina da raccontare a Newton per essere sicura che non vada fuori dagli schemi!”
“Puoi portargli questi? Sono delle carte che deve firmare, Irina le ha messe sul mio tavolo ma non posso prendere queste decisioni.”
“Va bene, c’è altro?”
“No, vai pure. Io ho un’altra mezzora e poi vado a casa. Hai… hai visto Seth uscire?”
“Sì, circa alle sei.”
“A domani Bella!” La saluto e scendo di corsa al parcheggio. Alice stacca il turno alle sei da quando ognuno ha iniziato a fare gli straordinari, il suo orario normale era fino alle cinque. Scommetto che prossimamente dovrà aumentare di un’altra ora il suo straordinario, se vogliamo dare appuntamento a tutti i clienti che sono in sospeso.
Per arrivare in ospedale sono costretta a deviare più volte per strade secondarie, colpa del traffico, ma questo mi permette di passare davanti a una pizzeria d’asporto italiana che non ricordavo ci fosse. Ho fermato bruscamente l’auto in un parcheggio e mi ci sono fiondata. Tutta contenta ne sono uscita con due pizze e due aranciate.
Quando entro nel reparto le infermiere mi guardano sorridendo.
“Signorina Swan!”
“Salve a tutte! Come si sente Edward oggi?”
“Bene, è anche meno scorbutico del solito. Si rifiuta di mangiare però, a pranzo il suo amico è riuscito a fargli mangiare il polpettone, stasera non ne ha voluto sapere del riso!”
Ridacchio e ricordo la frase detta qualche giorno fa da Edward. “Odio farmi imboccare!” Poveretto.
“Vediamo se riesce a mangiare qualche fetta di pizza!” Le saluto e busso alla porta prima di entrare.
“Ciao, posso?” Mi sorride appena. “Sono passata per Newton, non sto qui molto però!”
“Non preoccuparti! Non ho nessun impegno, io! Voi invece mangerete le pizze fredde!” Indica con la testa i cartoni tra le mie mani. Appoggio tutto quello che ho sul tavolo e mi metto a sistemare ciò che mi serve. Sposto il vassoio con la cena di Edward sul tavolo, e lo sostituisco con i cartoni delle pizze e le due aranciate. Poi dalla borsa prendo il portatile e le dispense.
“Ehi, che fai?” Mi chiede quando apro il cartone con la sua pizza.
“Ho fame! Oggi non ho mangiato molto a pranzo, ero presa da alcune cose di cui dopo dobbiamo parlare. Così mi sono fermata a prendere due pizze. Spero che funghi vada bene per te, non sapevo cosa preferisci!” Mi guarda con gli occhi sgranati.
“E’ per me la pizza?”
“Certo, pensavi che mangiassi da sola?” Alza le spalle e ridacchio. “Sai cos’ha di bello la pizza?” Scuote la testa. “Che ti puoi arrangiare a mangiarla perché serve solo una mano!” Gli strizzo l’occhio e lui scoppia a ridere. Facendo i movimenti più delicati possibili appoggio la pizza sul suo stomaco e alzo un pochino di più il materasso. Gli chiedo se ha fastidio alle ferite ma sorridendo dice di no. Guarda la pizza come se fosse la cosa migliore che gli capita da secoli e devo ammettere che dopo le minestrine, polpettoni e verdure al vapore lo penserei anche io.
“Cosa aspetti?” Era titubante e stava cercando di capire come prendere la fetta probabilmente.
“Non dirmi che sei uno di quelli che mangia la pizza con coltello e forchetta. Ti prego, non dirmelo!” Enfatizzo il mio disprezzo congiungendo le mani come in preghiera e lui ridacchia.
“Veramente no. Amo mangiarla a piedi scalzo sul divano, con una bottiglia di birra e un tovagliolo per pulirmi le dita quando fanno proprio schifo!” Rido scompostamente seduta sul materasso di fianco a lui.
“Pazzesco, sei normale anche tu allora!”
“Sì, così pare!” Sorride e poi decide di prendere la prima fetta. Le osserva bene una per una e mi accorgo che ha il mio stesso vizio. Mangio in silenzio fino all’ultima fetta, si gira a guardare il mio cartone ormai con l’unico pezzo e poi alza gli occhi su di me. “No, non dirmelo…”
“Sì, a quanto pare abbiamo due cose in comune!” Lo interrompo sghignazzando.
“Mangi prima le fette che hanno meno ripieno e lasci la più succosa alla fine!”
“Che vuoi farci, è un vizio!” Alzo le spalle mordendo l’ultima fetta e in meno di trenta secondi è finita anche quella.
“Penso che sia la cosa più buona che ho mangiato da molto, molto tempo! Devi dirmi dove si trova questa pizzeria, perché vicino al mio appartamento non ce ne sono di così buone!” Gli allungo il biglietto da visita che ho rubato alla pizzeria e strizzo l’occhio pulendomi le mani.
“Abbiamo un po’ di cose da fare! Angela mi ha dato dei documenti che devi firmare e che Irina ha ben pensato di dare a lei, poi dobbiamo accordarci per Newton e ho anche alcune idee di cui volevo discutere con te. Sei pronto?”
“Certo!” Sposta le gambe per farmi più spazio e io appoggio il computer sul letto avvicinando la sedia a lui. Mentre cerco i file di oggi lui legge i fogli che gli ha mandato Angela.
“Okay, hai un post-it?” Tiro fuori dalla borsa i foglietti gialli e prendo una penna. “Alla riga tre c’è un errore di battitura, così come alla riga sette, dieci, undici e ventidue. Non firmo una cosa del genere. Il fax che è arrivato non è da firmare, mi hanno mandato la stessa mail a cui ho già risposto oggi pomeriggio. Il dettaglio spese deve essere ricontrollato perché non sono in ufficio per poterlo fare di persona, chiederemo a qualcuno di cui ci fidiamo e lo sorveglieremo.”
“Ehi aspetta, devo cambiare post-it!” Lo attacco al portatile e riprendo a scrivere.
“Poi ci sono le tre comunicazioni urgenti. La prima è una circolare che deve passare ai tirocinanti con cui si stabilisce che presto ci saranno le valutazioni!” Mi strizza l’occhio. “ E che i progetti iniziati devono essere portati a termine entro la data riportata nella circolare, cioè fra due lunedì. La seconda è per Alice e le guardie in realtà, ed è un aggiornamento per le norme di sicurezza, vorrei che partecipassi anche tu Isabella. La terza è per la pulizia nelle toilette.”
“Scusa, io ho preso appunti ma… cosa devo fare?”
“Io con la sinistra non posso firmare, delego ad Angela la facoltà di firmare con presa visione.”
“E come fai?”
“Tu scriverai per una mail che io girerò ad Angela con la mia firma elettronica!”
“Sei un genio!” Mormoro afferrando il pc e appoggiando il post-it e la penna.
“Lo so!” Gli faccio il verso e lui ridacchia.
“Bene, allora genio, possiamo iniziare con le cose davvero importanti! La prima, Newton!”
Tiro fuori il file dalla cartella dedicata al cliente e scorro le pagine fino ad arrivare alla mappa concettuale finale che ho stilato questa mattina.
“Vedo che hai aggiunto qualcosa dall’ultima volta!” Annuisco e lui resta un attimo a fissare e memorizzare la mappa. “Okay, so bene che riuscirai a convincerlo della validità dello spot, appoggio l’idea rischiosa insieme a Rosalie, ma se Newton dovesse sembrarti titubante e per niente convinto della proposta, nonostante le insistenze che muoverai tu da brava donna del marketing, metti avanti l’altra alternativa e fai scegliere a lui. Parliamo di costi. Ne avevamo discusso al primo incontro, se ricordi, non ci discostiamo da quella cifra più di tanto ma aumentiamola perché sono sicuro che incontreremo difficoltà con un cliente come lui. Tirerà il prezzo più che può ma non devi smuoverti.”
“Mi fai contrattare con il cliente anche il prezzo della campagna?” Sgomenta lo fisso con gli occhi sgranati.
“Firmerai anche tu sotto al contratto. Apporrò la mia firma in un secondo momento ma domani sarai tu a firmare il documento ufficiale, dovrai stabilire qualsiasi cosa!”
“Edward non ho mai concluso un affare!”
“Angela starà con te nella stanza, le farai fare da assistente per qualche ora, Newton non avrà nulla da ridire perché non avrà voce in capitolo sulla campagna pubblicitaria. Non farti prendere dal panico. Dentro al mio ufficio c’è un archivio dove per nome sono archiviati i contratti dei clienti, domattina vai a prendere la cartella di Newton, all’interno c’è il precompilato, ho affisso un post-it con il prezzo che avevamo stabilito all’inizio, puoi aumentarlo di circa duemila e cinquecento dollari, tanto sappiamo che modificherà le clausole a metà del lavoro appigliandosi al nostro ritardo, lo conosco bene!”
Cerco di memorizzare ogni cosa, ma la notizia che sarò io a completare un affare mi sta rendendo le cose difficili. Mi deconcentro e immagino come può andare male la giornata di domani, se combino un casino Edward non solo mi licenzierà, mi farà terra bruciata attorno e mi manderà a raccattare la spazzatura.
“Ehi Isabella! Ti sto parlando, ci sei?”
“Edward non posso farlo!”
“Cosa?”
“Far firmare il contratto a Newton!”
“Certo che puoi!”
“Sono una cazzo di tirocinante, fino a ieri lavoravo in una caffetteria perché tu mi hai licenziata e ora… mi affidi una cosa di questa portata. O sei impazzito o sto sognando!”
“Bella, per favore… so che ce la puoi fare! Per ogni problema con te c’è Angela. Mi fido di te e del tuo lavoro!” Lo guardo male, si fida di me il bastardo! Ma se mi ha licenziata!
“E’ tutto chiaro?”
“Sì, ho capito tutto!”
“Una cosa importante. Newton verrà con due amministratori e suo figlio, vice presidente della società. Mike è conosciuto per essere un donnaiolo, è il punto di forza nella contrattazione perché se c’è una donna dall’altra parte riesce a persuaderla con moine e lusinghe! Ti prego non cadere nella sua trappola!”
“Sarò così preoccupata a non dire minchiate e a non sbagliare nulla che non mi accorgerò neppure di Mike Newton e dei suoi tentativi di entrarmi nelle mutande solo per avere uno sconto!” Mi lascio scappare borbottando. Edward, però, lo sente e scoppia a ridere tenendosi la pancia con la mano sana.
“Non farmi ridere o i punti salteranno di nuovo!”
“Vedrai che domani non riderai!”
“Passi a raccontarmi com’è andata?”
“Non lo so, dipende. Se è andata bene ci posso anche pensare, se è andata male vado a nascondermi!”
“Andiamo Isabella, so che farai un ottimo lavoro!”
“E fu così che Isabella si trovò senza lavoro per la seconda volta!”
“Smettila!” Sghignazza e prende in mano una delle dispense di Angela.
“E queste?” Gli spiego una per una le idee che ho sviluppato quella mattina per portare a termine due di quelle dispense, più la terza che non ho fatto in tempo a terminare. Lui pare entusiasta e aggiunge qui e là qualche osservazione o qualche dettaglio che mi è sfuggito. E’ bello lavorare così, se fosse di umore ottimo anche quando viene in ufficio sarebbe tutto perfetto, il luogo migliore di lavoro in assoluto.
“Ah cavoli, mi sono dimenticata di telefonare al tutorato per notificargli la re-immissione al tirocinio!”
“L’ha fatto Angela ieri pomeriggio prima di venire qui.”
“E se non avessi firmato?”
“Eravamo decisi a farti cedere in ogni modo possibile. Ecco perché Emmett era qui, nel caso ti avrebbe tenuta ferma mentre Angela ti muoveva la mano per firmare!” Non posso fare a meno di sorridere.
“Quindi devo solo rimandare la domanda di laurea e continuare con la tesi!”
“Già, questo periodo passerà in fretta, c’è anche molto lavoro da fare. Ce la fai a tenere testa a tutto?”
“Sì, ce la farò.”
“Hai già scritto qualcosa della tesi?”
“Sì, qualcosa, ho fatto delle ricerche ed ho deciso quali progetti allegare, quelli che mi sono piaciuti di più!”
“Se Newton va come deve andare puoi citare anche quello come campagna pubblicitaria conclusa e sottoscritta da te. E’ un bel passo avanti e ti darebbe qualche punto in più, non credi?”
“Forse, ora ci penso.”
“Se vuoi… posso darci un’occhiata. Qui non ho nulla da fare e molto tempo libero, posso guardare il lavoro che hai fatto fino ad ora e darti un consiglio, se ti va.”
“Certo! Sarebbe… perfetto!” Cerco di correggere il tiro perché mi sono dimostrata troppo entusiasta, ma è la prima volta in tutto questo tempo che si propone di fare una cosa del genere. Lui è davvero un genio in quello che fa e ha lampi creativi che mi spiazzano, un aiuto per la tesi è meraviglioso.
“Bene, portami il materiale domani sera, così hai un motivo per passare anche se con Newton non dovesse andare bene!”
“Sei rassicurante!” Borbotto mentre metto via il computer e le dispense.
Infilo la giacca e poi raccolgo le mie cose.
“Buonanotte Edward!”
“Buonanotte, e fammi sapere!”

Quando arrivo a casa guardo l’orologio e mi accorgo che è mezzanotte passata. Ho trascorso tutta la serata in una camera d’ospedale con il mio capo, che si sta rivelando una persona fantastica. Recupero tutto il materiale della tesi e lo infilo in borsa, poi indosso il pigiama e scivolo sotto le coperte. Poppy si adagia sui miei piedi tenendoli al caldo. Inserisco la sveglia per domani mattina e recupero il telefono per diminuire la suoneria. Ho un messaggio che non ho sentito arrivare.

Numero Sconosciuto: “Grazie per la pizza. Ps: la mia preferita è salame piccante e olive!

Salvo il numero con il nome di Edward e poi resto indecisa se rispondergli o meno. Lo schermo nero dello smartphone riflette l’immagine di me con il sorriso.

Bella: “E’ stato un piacere. Ps: me ne ricorderò per la prossima volta!



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Ho le mani che sudano, i piedi non riescono a stare fermi e non smetto di giocherellare con la penna tra le dita. L’ansia ha preso il sopravvento.
Newton si è presentato davvero con il figlio e la riunione sta diventando insopportabile e ingestibile a tratti. Sento costantemente lo sguardo del biondo di fronte a me, la sua voce quando mi parla è resa roca appositamente per farmi cascare nella sua rete e quando si è presentato ha fatto il baciamano come i gentiluomini d’altri tempi. Edward mi aveva avvertita, ma non sono pronta, in questo momento, ad affrontare una sfida del genere!
Mike sembra gentile e accomodante, uno di quegli uomini pronti a regalarti rose, cenette romantiche in riva al lago a lume di candela; uno di quegli uomini che vive per la propria donna. Il classico principe azzurro che tutte desiderano e cercano per la vita. Sarebbe facile lasciarsi andare e accettare le sue lusinghe e farmi portare a cena fuori, sarebbe addirittura gratificante sentirsi desiderate da un biondo con occhi azzurri così piacente. Uso il condizionale perché dal momento in cui è entrato nella sala riunioni non ho smesso un attimo di immaginare questo tipo di lusinghe mosse da qualcuno di diverso. Qualcuno che in questo momento si starà agitando sul letto d’ospedale e attende mie notizie, fremendo per l’impazienza.
Angela mi pizzica la coscia per farmi tornare concentrata e la ringrazio sorridendole. Quando Newton e il suo staff sono entrati hanno storto il naso vedendo che ci sarebbe stata un’assistente al mio fianco, ma si sono calmati quando l’ho presentata come vice di Cullen. Sta registrando tutta la riunione con un registratore attaccato al computer, perché non ci siano intoppi di nessun genere e, ci scommetto, perché Edward le ha chiesto di farlo. Per quanto si fidi di me vuole avere la situazione sotto controllo.
“Bene signori, Angela ha stampato per noi la copia definitiva del contratto, la campagna pubblicitaria che vi proponiamo può partire con i lavori direttamente fra due settimane, senza intoppi dovremmo avere o spot per metà novembre. Manca solo l’ultima formalità.”
Passo loro le due copie dei contratti e attendo la domanda peggiore della giornata. Parcella e costi della campagna. Il punto che temevo di più di questa riunione.
Non mi sono mai resa conto, in tutto questo tempo, di quanto Cullen riuscisse a darmi sicurezza nell’ambito lavorativo. Non c’è stato un momento, da quando ho iniziato a lavorare per Cullenhale, in cui mi sia sentita a disagio o fuori posto nel mio lavoro, quando entravo in una sala riunioni, anche se le parole che riuscivo a spiccicare erano limitate non mi sono mai sentita inadeguata. E’ capitato più volte di lavorare a stretto contatto con Edward per ore e ore, di avere briefing che occupavano tutta la mattinata, di correre in ufficio di sabato perché lui voleva così. Eppure non mi è mai pesato, l’idea di lavorare a contatto con Edward mi esaltava e mi gratificava, mi stimolava e mi faceva credere in me stessa. Sembra assurdo, soprattutto per come sono stata licenziata tempo fa, ma me ne rendo conto solo ora. Adesso che lui non è presente in questa sala e che ha lasciato a me il compito di portare a casa un affare da migliaia di dollari mi sento un’inetta. Inadeguata a ricoprire la posizione. Pecco di sicurezza, di autostima e in tutto questo tempo non mi è mai capitato sul lavoro.
Ho lasciato il telefono capovolto sul tavolo della sala riunioni, in modo che si sentisse la vibrazione ma non desse fastidio alla nostra chiacchierata. Vibrazione che si è attivata più volte durante queste due ore. Ho sempre ignorato il telefono, ma ora vorrei tanto avere l’opportunità di chiamare Edward e sentire la sua voce, sentirmi dire che ce la posso fare.
Sì, ne sono consapevole, sono una cretina.
“Il preventivo parlava di un costo lievemente inferiore, signorina Swan!” A parlare era stato l’amministratore numero uno, quello che come antipatia batteva tutti in quella stanza. Aveva mosso obiezioni e critiche per tutta la durata della mia esposizione, una rottura di coglioni infinita!
“Ha ragione. Ma i costi per sostenere e sviluppare lo spot sono maggiori di quelli richiesti per l’altra alternativa.” Mi aspetto che Angela intervenga da un momento all’altro per prendere in mano la situazione che mi sta sfuggendo, invece se ne sta zitta anche quando tutto lo staff inizia a parlare tra loro e a criticare anche questo aspetto del contratto.
“Signorina Swan, posso parlarle in privato per cinque minuti?” Mike si è avvicinato mentre ero distratta a sentire cosa dicevano gli altri presenti.
“Veramente, signor Newton siamo nel bel mezzo di una contrattualizzazione e non mi pare il caso.”
“Allora facciamo un caffè più tardi? Sono sicuro che troverà cinque minuti per un caffè qui di fronte.”
“Mi farebbe molto piacere, ma ho un carico di lavoro non indifferente sulla scrivania. Sarà per la prossima volta!”
“Il lavoro sulla scrivania sarà lì anche quando tornerà. Sono sicuro che un caffè non nuocerà agli affari della Cullenhale.”
Sento la vibrazione del telefono attivarsi e continuare a funzionare per un bel po’, segno che non è il solito messaggio ma una chiamata. Vorrei avere la faccia tosta di rispondere ma lascio perdere.
“Signor Newton, sono sicura che anche il caffè può attendere, non falliranno le caffetterie di New York da un giorno all’altro.”
“E’ un osso duro, non è vero?”
“Così dicono!” Le sue parole mi ricordano un po’ Edward quando mi dice che sono dispotica e mi trovo a sorridere tra me e me. Non so come Mike rinuncia nel suo obiettivo e torna al posto di fianco a suo padre. Dopo altri cinque minuti di discussione sussurrata finalmente si rivolgono verso di me.
“Il preventivo parlava chiaramente di una cifra inferiore, i tempi si sono dilatatati fino a tre settimane di ritardo e oltretutto Cullen non è presente all’affare. C’è qualcosa di cui dobbiamo essere a conoscenza, signorina Swan?”
“In realtà no. La Cullenhale è la stessa azienda fidata di qualche settimana fa, lo staff si impegna sempre al massimo per ogni campagna pubblicitaria. Come ho spiegato al signor Newton per telefono ieri, io non sono stata in azienda per un po’ di tempo a causa di problemi familiari e al mio rientro il signor Cullen ha avuto un incidente che lo costringe ad assentarsi dal lavoro. Angela, ha preso in mano gli appuntamenti ed ha cercato di gestire al meglio il carico di lavoro. Vi porto a conoscenza di questi dettagli anche se non dovrebbero interessarvi dato che il contratto che avete sottomano indica chiaramente che i costi aggiuntivi riguardano il tipo di campagna che vogliamo svolgere. Avete scelto l’alternativa che abbiamo trovato più redditizia e che valorizza meglio il vostro marchio ora dovete decidere voi se vale la pena investire questo denaro o meno.”
Non mi faccio distrarre dal telefono che vibra in continuazione, giuro che farò una lavata di capo a chi ha chiamato così tante volte durante queste due ore.
Il signor Newton afferra la penna e firma sul contratto insieme all’amministratore antipatico.
“I tempi stringono signorina Swan, lei ci ha garantito che avremo il nostro spot entro breve tempo. E’ sicura di farcela?”
“Sono certa di farcela!” Sorrido soddisfatta quando mi passano il contratto e con la penna porta fortuna che porto sempre con me firmo sulla riga dedicata a me. La prima campagna sottoscritta da me stessa. Stesa, completata e contrattualizzata.
Lo staff Newton si alza e ci stringiamo la mano. Ora basta solo portare a termine lo spot nei tempi stabiliti.
Li ringrazio e li accompagno da Alice, più sorridente che mai. Quando è il momento di salutarci Mike mi trattiene la mano più del dovuto.
“Allora Isabella, questo caffè?” Non mi sfugge il tono arrochito di come pronuncia il mio nome e sinceramente mi infastidisce. Non è come la voce forte e decisa con cui mi chiama Edward, quella sì che mi fa venire i brividi.
“Signor Newton mi dispiace deluderla ma sono già impegnata! Arrivederci!” Stacco la mano con insistenza e mi avvicino al banco dove Alice sta registrando l’uscita dello staff, come se dovessi proteggermi. Mike mi guarda malamente e poi segue il padre in ascensore. Bene, è andato.
Lascio un bacio sulla guancia a Alice alzando i pollici e me ne vado a sistemare la sala riunioni. Angela è felice e quando rientro mi abbraccia e si complimenta con me.
“E’ il caso che chiami Edward o impazzirà! Ha chiamato sul mio cellulare cinque volte, credo che le telefonate che hai ricevuto siano le sue!” Prendo il cellulare per controllare e mi accorgo che effettivamente ci sono quattro chiamate e sette messaggi.
“Odio quando non ha niente da fare e mi assilla!”
“E sei solo all’inizio! Quando si è beccato l’influenza mesi fa mi chiamava giorno e notte, dipendeva da quando riusciva a stare sveglio. Non avevo più una vita fuori dal lavoro!”
“Dici che è meglio farlo penare un pochino o che sia il caso di telefonargli e rassicurarlo?”
La guardo con un sorriso malvagio e lei ridacchia.
“Sei perfida!”
“Devo ancora vendicarmi per essere stata licenziata, Angy!”
“Io non voglio entrare nelle vostre questioni ma sappi che se mi chiama un’altra volta non posso evitare di rispondere! Vado a lavorare, ci vediamo per pranzo. Oggi dovrei riuscire a mettere il naso fuori dall’ufficio. E poi dobbiamo festeggiare!” Mi abbraccia ancora e porta via il suo computer. Io raccolgo le dispense e mi avvio al mio cubicolo dove decido di leggere i suoi messaggi.

Edward: “Buongiorno, Newton dovrebbe essere arrivato, avvisami quando finisci!
Edward: “Ricordati di parlare dei vantaggi a livello economico dello spot
Edward: “Non mi stai rispondendo perché sei professionale, ma almeno dire OK sarebbe gradito
Edward: “Ormai dovresti aver finito la presentazione, com’è andata?
Edward: “Santo cielo, donna rispondi!
Edward: “Ti chiamo, è urgente!
Edward: “Antipatica. Antipatica. Antipatica.

Scoppio a ridere e molti dei cubicoli vicini mi scrutano come se fossi pazza. Forse lo sono.
Decido di divertirmi un po’ e di non dirgli nulla per il momento.

Bella: “Se ti avessi scritto durante la riunione mi avresti linciata per averlo fatto. Ti conosco Boss

La sua risposta arriva immediatamente.

Edward: “Finalmente, ci hai messo una vita. Allora com’è andata?

Bella: “Devi smetterla di scrivermi durante l’orario di lavoro, conosco l’irascibilità del capo e potrebbe licenziarmi. Non voglio dover servire caffè a vita. Anche perché qualcuno mi ha detto che sarei sprecata.

Squilla il telefono dell’ufficio e rispondo, ignorando il cellulare sopra la scrivania. Alice mi avvisa che c’è una donna che vuole parlare con Cullen.
“E io che c’entro?” Mi lascio scappare controllando la posta sul computer.
“Le ho chiesto se è per lavoro e ha detto di sì, le ho detto anche che Cullen non c’è e ha detto che è urgente e che ha necessità di parlare con qualcuno dello staff.”
“Alice devi darmi qualche informazione in più.”
Sento che domanda alcune cose tenendo la mano sulla cornetta del telefono e poi torna da me.
“Okay è il PR di FashionStylePy ha detto che Cullen le aveva dato appuntamento per la prossima settimana per un briefing di aggiornamento, ma non può esserci perché parte domani per il Giappone, quindi è venuta oggi.”
“Senza avvisare. Perfetto! Devo trovare la sua cartellina, prendere una sala e parlare con Edward. Falla accomodare in sala d’attesa e falle portare un caffè da Shelly. Cerco di fare tutto.”
Appoggio il telefono e recupero il file di questa società dal mio computer. Do una breve occhiata alla campagna che stiamo sviluppando e mi rendo conto che è una di quelle ferma con le quattro frecce.
Sbuffo passandomi le mani tra i capelli e dicendo qualche parolaccia. Speriamo solo non abbia grandi aspettative. Mando in stampa la dispensa, prendo il portatile e il cellulare e mi avvio da Irina. Le dico che ho una cliente di Edward in attesa e che mi serve una sala, per fortuna per due ore è libera la sala in fondo al corridoio. Mi sistemo e compongo il numero di Edward ignorando i messaggi. Risponde al primo squillo senza lasciarmi dire nulla mi accusa

“Ho aspettato tutta la dannata mattina! Si può sapere cosa ci vuole a mandare un messaggio?”
“Edward abbiamo un problema!”
“Perfetto! Grandioso. Hai fatto sfumare l’affare vero?”
La desolazione con cui lo dice mi ferisce. Aveva detto di fidarsi di me.
“Edward!”
“No, no. Va bene. Sono stato un cretino io a lasciarti fare da sola. Dovevo insistere con Newton perché fosse Angela a portare avanti la campagna. Porca puttana! Rosalie mi uccide se lo viene a sapere!”
Lo stomaco mi si stringe in una morsa e tutte le belle parole di ieri sera finiscono nel gabinetto. Pensavo che si fidasse di me, realmente. Pensavo che credesse in me. Tutte quelle parole, tutti quei complimenti, erano solo enormi stronzate.
“Sai che ti dico? Vaffanculo!”
Lancio il telefono sul tavolo, incazzata come una belva e con l’interfono chiedo a Alice di far passare la cliente. Shelly accompagna la PR nella sala della riunione e finalmente ci presentiamo.
“Sono Milly Todd, di FashionStylePy. Ho parlato con Edward qualche settimana fa e avevamo fissato un appuntamento per il prossimo giovedì, ma devo partire per il Giappone e ho assolutamente bisogno di qualche informazione in più da dare ai miei responsabili.” Estraggo le dispense dalla cartellina, le guardo un’ultima volta e poi decido come affrontare il problema.
“Signorina Todd…”
“Signora, sono sposata!” Mi corregge mostrandomi la fede e l’anello da milioni di carati sul suo anulare. Uh, poco vanitosa la signora.
“Signora Todd, sono rientrata al lavoro dopo circa un mese di inattività a causa di alcuni problemi familiari…” Mi sembra di essere a scuola quando dovevo giustificarmi per non aver studiato. “Di conseguenza la vostra richiesta è arrivata sulla mia scrivania solo ieri. Il mio capo, il signor Cullen è assente perché si trova in ospedale. Ho visionato gli appunti che il signor Cullen ha iniziato a ideare per la campagna e devo dire che abbiamo buone prospettive.”
“Quindi non avete ancora un punto da cui partire?”
“In realtà no, l’idea è scarna e deve essere ancora arricchita di dettagli, bisogna visionare i costi e fare un’analisi di mercato. Qualche sondaggio non sarebbe affatto sgradito per verificare se l’idea di punta che stava delineando il mio capo può funzionare. Come le ho detto però, in questo momento il signor Cullen non è al lavoro e sarò io a seguire la campagna pubblicitaria.”
“Questo sposta i termini di consegna del progetto. Sbaglio?”
“Li avevate fissati per la settimana prima di Natale, sicuramente poi i lavori per lo spot resteranno fermi fino al due di gennaio. A questo punto ci sono due soluzioni. O facciamo un lavoro approssimativo e terminiamo prima del termine tentando di mandare in registrazione lo spot spartano che abbiamo, sperando che la casa di produzione sia disponibile. Oppure ci prendiamo del tempo per fare un buon progetto e rimandiamo l’approvazione alla prima settimana di gennaio.”
“Sa che non sono le uniche due alternative possibili, non è vero? Potrei anche affidare la campagna ad un’altra agenzia pubblicitaria.” Mi guarda con il sopracciglio alzato come per intimare che è quello che farà, dato che non è soddisfatta dell’incontro.
“Commetterebbe un gravissimo errore. Noi abbiamo già tutti i dettagli e l’impronta per uno spot, si tratta solo di portarlo a termine come si deve e rimandare di qualche settimana la messa in onda. Cambiare agenzia in questo momento richiederebbe uno spreco di energie per valutare quale, attualmente, è la migliore nel mercato… ovviamente dopo di noi. Cullenhale ha ottenuto cinque stelle di merito da tre delle riviste di marketing più importanti del paese. La quotazione in borsa non ha avuto grosse fluttuazioni e restiamo ancora la società di marketing con più successo. Siamo i numeri uno e siamo consapevoli di esserlo. Abbiamo sempre rispettato i termini e gli accordi pattuiti, purtroppo in questo momento cause di forza maggiore ci hanno ostacolato. Ora la domanda è, vuole perdere altro tempo in cerca di una società di marketing mediocre o è disposta a spostare il termine di tre settimane? A lei la scelta!”
“Starò un mese in Giappone, vorrei essere aggiornata tra tre settimane via email sugli sviluppi della campagna. Al mio rientro pretendo un briefing con il signor Cullen. Veda che il ritardo sia solo di tre settimane o la parcella sarà diminuita del cinquanta percento. Arrivederci.”
Non attende neppure che le faccia strada ed esce dalla sala riunioni con passo spedito e determinato. Questa deve essere una stronza, porca miseria. Una volta arrivata al mio cubicolo scopro che Angela è seduta sulla mia sedia.
“Che diavolo hai detto a Edward?”
“Perché?”
“E’ furioso. L’hai mandato a fanculo?”
“Sì!”
“Perché?”
Le racconto della telefonata, dell’emergenza PR che è arrivata e di come sia stata stronza alla fine lei sorride e scuote la testa.
“Ho detto a Edward che Newton ha firmato alla cifra stabilita, non capisco perché non hai voluto dirglielo tu. Era un ottimo risultato che hai portato a casa e lui sarebbe stato orgoglioso di te. Ora è solo incazzato.”
“Beh lo sono anche io, la prossima volta pensa bene alle parole da usare.”
Angela scuote la testa e mi lascia da sola a lavorare. Ignoro il telefono per tutto il giorno e lo ignoro anche una volta uscita dal lavoro. Non passo in ospedale da Edward, non me ne frega niente del suo aiuto con la tesi. Lo scherzetto di oggi mi pesa come un macigno sullo stomaco. Scongelo una porzione di lasagne e la mangiucchio sul divano con Poppy che sonnecchia al mio fianco. Il telefono è ancora chiuso nella borsa e lì resterà fino a mattina.
Cullen, sei proprio uno stronzo.